Jane Martin è lo pseudonimo di una drammaturga statunitense contemporanea molto apprezzata (al punto che una sua opera, “Keely And Du”, fu candidata al premio Pulitzer e vinse l’American Theatre Critics Association New Play Award) che tratta temi etici e sociali di attualità - come divorzio, aborto, guerra - con occhio critico e pungente e con un’estrema capacità di sintesi.
Approda stasera a Milano al Teatro Ringhiera “Flags”, portato in scena da Beppe Rosso con la compagnia ACTI Teatri Indipendenti, che già aveva messo in scena altre due opere dell’autrice (“Jack e Jill “e la già citata “Keely And Du”).
“Flags” è un testo scritto nel 2003 - a seguito dell’inizio del conflitto in Iraq - e racconta le conseguenze di questa guerra, tra numeri e statistiche e ripercussioni familiari e personali. La storia prende avvio dalla morte di un soldato, il giovane Carter, mentre sta cercando di piantare una bandiera su un mucchio di spazzatura a Baghdad. Questo episodio si ripercuote sulla sua famiglia: il padre inizia la sua personale protesta contro il governo degli Stati Uniti appendendo una bandiera al contrario e suscitando le (indignate) reazioni della stampa e addirittura l’intervento del presidente, il fratello minore slitta pericolosamente verso la delinquenza.
Questa commedia (che poi commedia non è) racconta di una nazione divisa in due, tra l’ansia per i propri soldati messi c continuamente a rischio da un conflitto di cui non si vedono gli scopi e gli esiti e un patriottismo cieco e senza remore. Una farsa che scivola in dramma, senza retorica.
Come giustamente si legge nella presentazione che la compagnia fa dello spettacolo, si parla ancora di guerra a distanza di venti secoli dalla nascita della tragedia greca: “il discorso è sempre lo stesso e si assiste oggi all’ennesima violenta rivisitazione delle usuali paure preferite, dove L’Islam sostituisce lo spettro comunista di qualche anno fa, prima di passare a una prossima futura incarnazione, mentre il quotidiano esplode sotto la pressione della realtà, che fa saltare ogni sicurezza di comodo”. Ora, come sempre, è necessaria una riflessione sugli scopi delle guerre, su ciò che esse si trascinano dietro, su quello che accade nel quotidiano di chi, con la guerra, convive tutti i giorni.
con Ludovica Modugno, Beppe Rosso, Alarico Salaroli, Aram Kian
e con Elio D’Alessandro, Celeste Gugliandolo, Francesco Puleo
regia Beppe Rosso
scene Paolo Baroni luci Cristian Zucaro
musiche Mirko Lodedo costumi Monica Di Pasqua
aiuto regia Irene Zagrebelsky
movimenti scenici Ornella Balestra
direttore di scena Francesco Mina